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Cambiare prospettiva sul cavallo, per cambiare atteggiamento

Cosa trovi in questo post

Cosa ci rende così difficile comunicare con i cavalli e perché è così importante il nostro atteggiamento nei loro confronti?

Per poter cambiare atteggiamento nei confronti del nostro cavallo il punto di partenza è cambiare prospettiva. Sembra una banalità, ma l’ostacolo più grande è la barriera genetica tra noi e il cavallo. Quale barriera genetica, vi starete chiedendo? Non vi preoccupate, ho incontrato istruttori di secondo livello che non sapevano rispondere a questa domanda.

Una barriera genetica molto forte: loro sono prede, noi siamo predatori. Ah ok, penserete…e quindi? Un conto è capirlo, saperlo nella teoria. Un conto è comprenderlo, cercherò di rendervelo il più chiaro possibile.

Superare la barriera genetica tra preda e predatore

Vi è mai capitato di sentire o di dire “ma è lo stesso pezzo di plastica che c’era ieri” o “ma dai è solo una pozzanghera” o “era un salto come gli altri”? Sono frasi che a noi predatori ci viene da dire molto spesso. “Ma perché dall’oggi al domani non sale più sul trailer” potrei continuare all’infinito…eppure proviamo solo per un secondo a cambiare punto di vista.

Sei una preda, il tuo DNA ti impone di essere attento ai pericoli, vieni “spinto” in un mondo artificiale, pieno di forme, movimenti, luoghi, oggetti totalmente estranei alla tua natura. Per capire il loro punto di vista dovete cercare di fare uno sforzo. La paura che provano loro è totalmente diversa dalla paura che conosciamo noi, non è l’emozione che proviamo prima di un esame, prima di una gara, prima di una prova. Non è lontanamente paragonabile. Loro sperimentano giornalmente e frequentemente la paura di morire (chi più chi meno, ovvio, a seconda del carattere, dell’ambiente in cui è cresciuto e dell’addestramento che ha avuto). E noi, diciamoci la verità, quante volte la sperimentiamo davvero? Pochissime volte nella vita. E questo è l’ingrediente numero 1. Per un cavallo sentirsi al sicuro è la cosa più importante, più importante del cibo, più importante del gioco, più importante di tutto.

E noi dobbiamo cercare di aprirci a questa consapevolezza se vogliamo essere dei bravi addestratori (spoiler: anche se monti un cavallo della scuola, in qualsiasi momento il cavallo sta imparando qualcosa, che sia in negativo o in positivo, mentre lo monti o lo passeggi lo stai addestrando, anche inconsapevolmente). A noi interessano i riconoscimenti, la gratificazione, le cose materiali, il sottosella nuovo. A loro interessa una sola cosa principalmente: la sicurezza.

Dalla paura alla fiducia: l'importanza della sicurezza emotiva

Se un cavallo non si sente sicuro, non potrà imparare nulla in quel momento. Perché il suo cervello sta pensando a sopravvivere. E se sono in quello stato d’animo non pensano a non farsi male, non pensano a nulla - vanno nel puro istinto. E provare a controllarli con strumenti coercitivi non farà andare via la paura.

Se un cavallo ha paura di passare le barriere a terra al passo, al trotto e poi al galoppo, non potrà mai essere sereno nel saltare. Se un cavallo ha paura della sella e del sottopancia, darà delle reazioni molto pericolose. Se un cavallo ha paura dell’uomo, beh…non avremo mai davvero un partner.

E come facciamo a dare sicurezza ad un cavallo? Si deve fidare di noi, e non può fidarsi di noi se siamo in balia delle nostre emozioni. Come facciamo ad essere dei buoni leader se quando ci fanno vedere che sono in difficoltà ci arrabbiamo con loro?

Per trasmettere sicurezza dobbiamo imparare ad essere meno emotivi possibile. Per me è stata una delle cose più difficili in assoluto. Ma è proprio questo il bello dei cavalli, a noi sembra di lavorare con loro, in realtà sono loro che ci fanno vedere su che aspetto di noi stessi dovremmo lavorare.

Cambiare cavallo è facile, cambiare noi stessi un po’ meno. Ma se siete ancora qui a leggere probabilmente fate parte della seconda categoria, o almeno vorreste farne parte e vi starete chiedendo a questo punto: come faccio a sapere su cosa devo lavorare? Cercherò di darvi qualche spunto nel prossimo articolo.

A cura di Isabel Mandy, per Fedda.

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