Voglio partire da un presupposto fondamentale e molto semplice: ai cavalli non piace essere montati. Preferirebbero di gran lunga stare in un bel prato tutto il giorno senza dover lavorare o rispondere a qualunque nostra richiesta, da terra o da sella che sia.
Ai cavalli non piace saltare, fare i cambi di galoppo o il passo spagnolo. Detto ciò, purtroppo, per quanto si possa volere il loro bene, non è possibile per ora immaginare un mondo in cui i cavalli non vengano sellati e montati. Il privato può realizzarlo con il proprio cavallo, ma rimane un numero immenso di animali per cui ciò resta solo puramente utopico.
L’intero meccanismo allevatoriale, e di conseguenza la sopravvivenza della specie, ai giorni nostri, è strettamente legato alle attività che svolgiamo con il cavallo, sportive o amatoriali che siano.
Ciò non significa che il sistema funzioni, che non sia necessario cercare di cambiarlo o che sia giusto montarli, addestrarli, impegnarli con qualunque mezzo e a qualunque costo. Anzi. Il numero di cavalli traumatizzati, depressi, arrabbiati e sofferenti è immenso.
A parte pochi casi fortunati, un cavallo ha tante più possibilità di vivere dignitosamente quanto più è in grado di svolgere o un’attività in maniera eccellente o più attività in maniera decente. Vi faccio un esempio pratico...
Ogni cavallo merita una vita dignitosa
Comprammo a prezzo di carne da un commerciante uno stallone spagnolo di 10 anni, aggressivo e molto ansioso. Dopo un periodo di rieducazione il cavallo divenne stupendo in campagna, calmo, coraggioso e molto sensibile alle richieste. Ci rendemmo conto però che nel lavoro in rettangolo, per quanto migliorato, sarebbe rimasto sempre un cavallo complesso tecnicamente e non adatto ad un amatore. Questo aspetto, nel momento in cui avessimo dovuto trovare per lui una buona sistemazione per la vita, sarebbe stato certamente limitante.
Molte persone, anche coloro che prevalentemente amano le passeggiate, hanno piacere a svolgere anche un po’ di lavoro in campo. Avremmo dovuto quindi trovare una persona molto abile tecnicamente o qualcuno che volesse solo ed esclusivamente uscire in campagna. Ciò assottigliava notevolmente il numero di persone che avrebbero potuto decidere di adottarlo e tenerlo per il resto della vita.
Questa storia si concluse bene, il cavallo venne regalato a qualcuno che aveva le capacità tecniche per gestirlo ma ha comunque scelto di tenerlo lontano dal campo in sabbia e soprattutto di prendersene cura per sempre.
Non tutti i cavalli hanno la stessa fortuna
Poter acquistare cavalli di questo tipo per poi regalarli è stata una delle nostre attività principali negli ultimi dieci anni, mi ha fatto dono di alcune delle gioie più grandi che abbia mai provato. Silenziosamente, abbiamo ridato un futuro a molti cavalli, con le nostre sole forze e non posso che essere estremamente grata a chi ha lavorato al mio fianco rendendolo possibile.
Un’altra grande fetta della nostra quotidianità consiste nel lavorare con quei cavalli che invece hanno la fortuna di avere già un proprietario, che talvolta cerca un’ aiuto per avanzare nell’addestramento, ma più spesso ha delle problematiche da risolvere e si rifiuta di cambiare “cavalcatura”. Nella maggior parte dei casi questi cavalieri e queste amazzoni hanno già una visione molto aperta e amorevole, cercano un aiuto pratico, ma hanno già fatto una scelta etica molto potente decidendo di cercare delle soluzioni. I loro cavalli sono fortunati.
Esiste poi un terzo ramo, e qui arrivo finalmente al punto, che è quello dei cavalli sportivi. Essi appartengono ad allevatori o a proprietari che solitamente hanno già altri cavalli e nella maggior parte dei casi sono destinati ad essere rivenduti, ad una cifra che varia a seconda del loro potenziale. Questi sono i cavalli per cui sono sempre stata più in apprensione, più sono qualitativi, più è raro che trovino un proprietario per la vita.
Ho deciso di lavorare negli ultimi anni con i giovani cavalli sportivi, non solo per le brutture che avvengono a livello agonistico - per quelle ci vuole tempo e speranza e vi assicuro che in certe scuole di equitazione alcuni soggetti ultra 25enni che fanno ore e ore di lezioni se la passano altrettanto male - ma perché penso che più di qualunque altro cavallo abbiano bisogno di una base davvero solida.
I proprietari di cavalli “da affezione” sono in generale molto più aperti e sensibili alla tematica di un'equitazione etica e consapevole, essi sono disposti a impiegare più tempo, a rinunciare eventualmente a certe ambizioni a favore di una scelta ideologica. Ciò non vale per tutto l’universo agonistico, dove performance e introiti economici regnano ancora sovrani dettando legge a discapito del benessere dei cavalli. Qui il punto focale è che il cavallo deve funzionare, non importa a nessuno come. Ma importa a me!
Un cavallo alla volta, verso una vita migliore
Se un cavallo preparato da me è più sereno ed equilibrato, avrà maggiori possibilità di non cadere in ansia di fronte alle difficoltà. Se questo cavallo è più disponibile e rispondente, avrà maggiori possibilità di adattarsi a cavalieri diversi e non diventare restio alle richieste. Se questo cavallo è collaborativo e privo di rigidità, avrà maggiori possibilità di scampare ad allenamenti costrittivi ed estenuanti.
Pian piano, spero, ci si renderà conto che non esistono redini ausiliarie, ammennicoli o altri trucchi che possano sostituire in maniera eccellente un buon addestramento. E così continuo sulla mia strada sempre con la speranza, doma dopo doma, un cavallo alla volta, di riuscire a cambiare le cose.
A cura di Giulia Barberis, per Fedda.
Tenetevi aggiornati sui nostri canali social per tutte le nostre iniziative 🤩